Perchè infrangere le regole paga (nel lavoro e nella vita).
Il personal branding parte da il contenuto e il mindset. Ma quali modelli adottare di leadership? Una lettura dei “talenti ribelli” intervistati e studiati da Francesca Gino che hanno utilizzato modelli di leadership alternativi.
Francesca Gino l’ho scoperta anni fa nei testi di uno dei mie autori culto, in quanto professore di Economia Comportamentale, ovvero Dan Ariely. Nei suo testi, spesso veniva citata Francesca Gino, per i contributi a ricerche in ambito di psicologia cognitiva. In effetti la Gino è una ricercatrice italiana che insegna alla Harward Business School Business Amministration ed è entrata in numerosi premi e liste tra cui la Thinkers50 ovvero la lista dei 50 management thinker più influenti del Pianeta.
Qualche anno fa, quando mi è stato affidato il corso di Professional Branding alla Business School del Sole24 Ore ho pensato che sarebbe stato perfetto iniziare con uno spunto del suo libro.
Il libro ha un titolo molto esplicativo e parte da un concetto di rovesciamento dell’aggettivo ribelle, spesso considerato colui che vive al di fuori delle regole. Francesca Gino, con mano sicura, ci porta invece attraverso una galleria di personaggi, per analizzare attentamente alcuni aspetti e caratteristiche della personalità di un ribelle. E ci permette di ricostruire in fase finale un quadro molto più complesso e articolato di quel che significhi la parole “ribelle”.
To live outside, you must be onest.
Bon Dylan
Sono due gli incontri o meglio le riscoperte che ho amato particolarmente in questo libro. Uno è Massimo Bottura, patron e chef dell’Osteria Francescana, tre stelle Michelin che avevo già studiato ai tempi di una mia esperienza professionale in un ristorante stellato.
Non lasciate che la tradizione vi vincoli. Fate in modo che vi renda liberi.
Massimo Bottura, Chef Osteria Francescana
L’altro è il comandante Sully ovvero Chesley Sullenberger che tutti abbiamo amato nel grandioso film di Clint Eastwood che racconta l’ammaraggio sul Hudson in una New York fredda di un giorno qualunque di gennaio nel 2009.
In questo caso, Gino ci ricorda che quando inquadriamo il lavoro intorno ad obiettivi di apprendimento, otteniamo risultati migliori rispetto a quando lo inquadriamo intorno agli obiettivi di rendimento, vome il raggiungimento di risultati.
Gli otto obiettivi della Leadership Ribelle di Francesca Gino
Ma quali sono gli obiettivi della LEADERSHIP RIBELLE ovvero “quell’atteggiamento che ci porta a combattere gli impulsi propri della natura umana verso tutto ciò che comodo e familiare. Coviamo il desiderio innato di essere accettati dagli altri e quindi ci conformiamo di continuo alle loro opinioni, alle loro preferenze, ai loro comportamenti” (Cit. dal libro).
- Cercare la novità: l’ibridazione, il confronto, il sincretismo con tutto ciò che è fuori da noi e da quello che facciamo di solito.
- Incoraggiare il dissenso: avere “yes” men non auita, incoraggiare a dissentire o respingere il “pensiero di gruppo” per vedere e cercare di capire cosa esista oltre la siepe.
- Aprire le conversazioni, non chiuderle: attraverso ad esempio una tecnica chiamata “plussing” ovvero aggiungere piuttosto che sottrarre ai lavori di gruppo.
- Rivelarsi e riflettere: “una volta che riusciamo a stabilire una connessione con il nostro talento, a prendere il sopravvento è il brivido della possibilità” (cit. dal libro).
- Imparare tutto e poi dimenticarlo: “Se dovete innovare dovete sapere tutto e poi dimenticarlo”, ricorda Bottura alla sua brigata.
- Trovare la libertà nei limiti: forse di questi tempi di Covid-19, il più attuale e sfidante. Innovazione e creatività, vengono sfidate dal limite.
- Guidare dalla trincea: il leader seduto in panchina non funziona. meglio quello che scende in campo, a fianco del team.
- Incoraggiare gli incidenti fortuiti: la vita può prendere strade inaspettate se si leggono gli eventi con uno spirito di elaborazione. Un errore può innescare una svolta.
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