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Arte e Moda

Arte, moda, economia. Un’area di ricerca in un territorio dal potenziale infinito, dove il Made in Italy può giocare un ruolo centrale.

“La moda non è arte, ma ha bisogno di un artista per esistere.”

Yves Saint Laurent 

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@Fondation Pierre Bergé – Yves Saint Laurent

Da quando possiamo parlare della relazione tra Arte e Moda? Possiamo individuare una data in cui questo rapporto è nato, si è costituito, consolidato e ha creato una rapporto valoriale su cui costruire un percorso di senso?

Probabilmente da sempre. Perchè da sempre l’uomo, l’Homo Sapiens ha avuto a che fare con la creatività come espressione della sua identità. E sappiamo che l’identità passa attraverso delle manifestazioni concrete e funzionali come può essere la necessità di vestirsi e quelle di esprimere il sè indipendentemente dalla funzionalità dell’espressione.

Se volessimo dare una data di nascita a questa relazione dovremmo individuare il momento in cui la moda esce dalla dimensione sartoriale e puramente individuale a servizio dei pochi, la ristretta cerchia del potere come reali, aristocrazia o potere religioso, per entrare in una dimensione più allargata frutto del cambiamento sociale che si stava registrando all’interno della società. La Rivoluzione Francese, in questa prospettiva, cambia anche il paradigma tra arte e moda. O meglio più che cambiarlo lo struttura, ponendo le basi sociologiche per creare una relazione. Lì dove prima era una relazione basata sui ruoli, la Rivoluzione Francese con il suo accento sull’identità, trasforma completamente la relazione. Non più solamente il ruolo, ma l’identità. L’individuo.

Lo sviluppo della moda è stato reso possibile dalla crescita in Occidente della cultura moderna e dei suoi principi democratici (Codeluppi 2008). Sarà la Rivoluzione Francese infatti a stravolgere l’archetipo dell’abito e apre visioni contemporanee e punk (Periodo Giacobino) sebbene per l’uomo ci sarà un periodo molto “grigio e monotono” che il Manifesto Futurista neutrale sovvertirà. 

Ma se volessimo individuare una data? Un anniversario di questo matrimonio, complesso e articolato come tutti i veri matrimoni?

“Io sono un’artista.”

Charles Frederick Worth

Il rapporto moda e arte si consolida man mano che la figura del designer si definisce. Storicamente il primo designer della storia è Charles Frederick Worth può essere considerato il primo artigiano che trasformò la figura del sarto in quella dello stilista. 

Sebbene ci sia sta una antecedente illustre come la modista di Maria Antonietta d’Austria ovvero Rose Bertin.

Nato in Inghilterra nel 1825, Charles Frederick Worth fondò la sua Maison di moda con un socio nel 1860 a Parigi. Nella stessa via dove, qualche anno dopo, aprì Cartier. 

Dopo un apprendistato a Londra nel settore dei tessuti si trasferì nella Ville Lumière dove fu assunto come assistente alle vendite nei magazzini “Gagelin”: fu proprio lì che incontrò la futura moglie e musa, Marie Augustine Vernet.

Pioniere del marketing e delle pubbliche relazioni, Worth impose alla sua clientela la stagionalità legata all’abbigliamento con collezioni scandite da eventi mondani. Ma, più di tutto, sapeva plasmare i tessuti, dal tulle alla seta, dando vita ad abiti regali come le donne che vestiva. L’artigiano sarto stava  per  essere  sostituito,  ai  livelli  più  alti  della  professione,  da  un  creatore  di  moda  che inventava  proposte  uniche  e  originali.  L’anonimo  artigiano  si trasformava in  protagonista nella vita dei suo clienti eccellenti assumendo un vero e proprio status  symbol.

Il  couturier,  come  un  vero  artista,  firmava  le  sue  creazioni  attraverso  un’etichetta  e  come  un  vero  artista  il  prezzo che avrebbe richiesto non dipendeva dai materiali. Probabilmente né Bertin né Worth pensavano che un loro abito fosse la stessa cosa che un quadro di Vernet o Delacroix, ma dichiararlo in modo così provocatorio aveva una funzione specifica: farsi pubblicità.